Malocclusioni nei bambini cattive abitudini crescono

Malocclusioni nei bambini: cattive abitudini crescono

L’ortodonzia è una branca dell’odontoiatria che studia le diverse anomalie di sviluppo e posizione dei denti e delle ossa mascellari. Lo scopo di questa disciplina è prevenire, eliminare o attenuare tali anomalie mantenendo o riportando gli organi della masticazione e il profilo facciale nella posizione più corretta possibile.

Le deformazioni del palato e della mandibola, ovvero le malocclusioni, sono causate spesso da fattori ereditari. Possono però intervenire durante l’infanzia delle abitudini viziate.

Si tratta di tutti quei comportamenti “alterati” che rientrano nella quotidianità del bambino (succhiamento del dito, l’allattamento al biberon, il persistente uso del succhiotto, la respirazione orale, il succhiamento della lingua) e che, facendo funzionare in maniera non corretta muscoli e articolazioni, determinano una alterazione della forma e dello sviluppo delle arcate dentarie.

Le abitudini viziate più frequenti sono: il succhiamento del pollice (ma anche del ciuccio, del labbro o del biberon), la deglutizione atipica o infantile, la respirazione orale.

Con l’eruzione dei primi dentini da latte gli stimoli propriocettivi, creati dal contatto della lingua con i denti, determinano modifiche di posizione. Con il tempo la lingua si ritira ed entra all’interno delle arcate dentarie. Nel neonato edentulo pertanto la lingua occupa uno spazio maggiore nel cavo orale, con l’eruzione dei denti, in virtù di stimoli pressori e di contatto, si contrae trasversalmente e si tira in dietro, accomodandosi con la punta sul palato dietro gli incisivi, e con le sue parti laterali all’interno dell’arco dentale superiore.

Questo naturale passaggio adattativo può non compiersi se si producono interferenze quali le “abitudini viziate” che possono ostacolarlo. La più frequente di queste anomalie comportamentali è quella del succhiamento del pollice.

L’attività di suzione è per il neonato non solo funzionale alla nutrizione ma in generale al suo benessere psico-organismico, e gli conferisce tranquillità e sicurezza. Può essere considerata fisiologica essendo spesso, il succhiamento del pollice, presente già nell’embrione a quattordici settimane di vita intrauterina. È tuttavia necessario che al termine del primo anno di vita tale attività sia ridotta al minimo, fino alla interruzione definitiva entro i due anni, altrimenti può agire come agente deformante delle arcate dentarie e dei mascellari in crescita. Secondo una ricerca pubblicata sul Journal of the American Dental Association è emerso che una malocclusione nella parte posteriore della bocca, nell’area dei molari, è presente nel 20% dei bambini che continuano a usare il ciuccio o il dito fino a 4 anni di età, nel 13% di quelli che smettono a 2-3 anni, e persino in una piccola percentuale (7%) dei bambini che succhiano fino a 1-2 anni. Nei piccini che continuano a succhiare dopo i 4 anni è frequente anche la protrusione (spostamento in avanti) degli incisivi superiori. Per non compromettere uno sviluppo ottimale dell’occlusione dentale si raccomanda ai genitori di togliere il ciuccio ai bambini dopo i 2 anni di età e, se non riescono a farli smettere di succhiare prima dei 3 anni, chiedere l’aiuto di un pediatra e di un ortodontista.

La deglutizione rappresenta una delle fisiologiche funzioni della vita di ogni individuo. Quando questa funzione si effettua con modalità diverse da quelle considerate normali in un soggetto adulto si parla di deglutizione atipica o infantile.

Generalmente il meccanismo patologico che sta alla base dell’alterazione è la spinta o l’interposizione della lingua tra le arcate dentali. La dinamica della deglutizione cambia nei diversi periodi della vita a partire dall’età neonatale. Nel neonato è considerato normale interporre la lingua tra le arcate edentule durante l’atto della deglutizione e progressivamente questo modello di deglutizione infantile si trasforma in uno di tipo adulto. Il meccanismo della deglutizione si svolge attraverso una serie di contrazioni muscolari coordinate che hanno lo scopo di portare il bolo alimentare, i liquidi e la saliva, dalla cavità orale allo stomaco. Da un modello di deglutizione infantile presente nei primi anni di vita passiamo ad una deglutizione instabile, “di transizione”, fino ad arrivare ad un modello definitivo di deglutizione di tipo adulto. La deglutizione infantile è una situazione patologica che potrebbe impedire ai denti di erompere e di stabilire normali rapporti di occlusione e ostacolare la crescita scheletrica verticale dei mascellari.

Con il termine respirazione orale si indica una situazione anomala in cui la funzione respiratoria viene svolta con passaggio esclusivo di aria attraverso la cavità orale.

La respirazione fisiologica a riposo avviene attraverso il naso con le labbra chiuse senza sforzo e la parte anteriore del dorso della lingua appoggiata sul palato. La respirazione che si effettua per via orale, anziché nasale, può anch’essa favorire lo sviluppo di anomalie dento-scheletriche a causa, tra l’altro, del posizionamento basso della lingua che accompagna tale modello funzionale respiratoria. La lingua cessa, inoltre, di esercitare la sua azione di stimolo sulla crescita espansiva della mascella superiore. Gli effetti della respirazione orale che più direttamente interessano l’ortodontista si sviluppano a livello della postura linguale e dell’osso ioide (che si trovano più in basso e più indietro rispetto alla loro posizione normale) e della postura cefalica e conseguentemente della morfologia cranio-facciale (iperestensione cefalica con “faces Adenidea”).

Esiste una stretta correlazione e influenza reciproca tra la forma e la funzione.

Una volta provocata la deformazione dento-scheletrica è essa stessa a fornire l’ambiente capace di mantenere atteggiamenti disfunzionali. Si viene così ad instaurare un circolo vizioso in cui forma delle arcate e funzione neuromuscolare s’influenzano reciprocamente. In questi casi si rende necessario sia modificare la forma alterata sia educare il paziente alla correzione delle disfunzioni muscolari.
Sono due le regole fondamentali che il paziente dovrebbe seguire:

  1. Tenere la bocca chiusa, mantenendo cioè il sigillo labiale
  2. Non succhiare, ripristinare la corretta deglutizione e eliminare l’iperattività della muscolatura periorale.

Il ripristino del normale sigillo labiale e di una corretta dinamica deglutitoria, con cessazione dell’iperattività della muscolatura periorale, deve essere parte degli obiettivi della terapia ortodontica. Nel tempo in cui avviene il passaggio dalla nutrizione di tipo infantile, con la lingua tra le arcate mascellari edentule, a quella di tipo adulto, con la lingua all’interno delle arcate dentarie decidue, devono cessare i comportamenti che tendono a mantenere e a rafforzare nel bambino gli atteggiamenti succhianti tipici del periodo neonatale: il succhiamento del dito o della lingua, l’uso del succhiotto e l’alimentazione prevalente al biberon. Il loro mantenimento ad oltranza ostacola il processo di maturazione del meccanismo nutritivo di tipo adulto ed esercita la lingua a funzionare tra le arcate dentarie decidue anziché al loro interno, e i muscoli facciali, quali il muscolo orbicolare delle labbra, il mentale e il buccinatore, diventano iperattivi nel tentativo di raggiungere e sigillare i bordi e la punta della lingua, così come necessario al neonato per eseguire il poppamento. Le alterazioni che in tal caso vengono a determinarsi nel tono e nella funzione dei muscoli facciali si ripercuotono sulle arcate dentarie decidue e sui mascellari in crescita, evolvendo in diversi e severi quadri malocclusivi.

Le malocclusioni più frequentemente correlate alla presenza di abitudini viziate sono: morso aperto anteriore, caratterizzata dall’assenza di contatto tra i denti dell’arcata superiore ed inferiore, e la II classe dentoscheletrica, nella quale il mascellare superiore è troppo avanzato rispetto alla mandibola che rimane in posizione arretrata rispetto ad esso.

Le abitudini viziate possono essere corrette prevenendo così (a seconda della età in cui vengono “intercettate”) la necessità di un apparecchio ortodontico o limitandone l’uso e velocizzandone la correzione della malocclusione. Esistono però situazioni in cui le abitudini viziate sono così forti e radicate che, se non si riesce a curarle, impediscono la correzione completa e predispongono alla recidiva della malocclusione (ovvero la perdita a fine trattamento ortodontico della correzione ottenuta) per il persistere della causa determinante. Si tratta quindi di circoli viziosi che bisogna interrompere più presto possibile. Gli specialisti preposti alla cura di queste problematiche, che dovrebbero cooperare tra loro al fine di una corretta terapia, sono l’otorinolaringoiatra (specialmente se presente una respirazione orale), il foniatra e la logopedista (soprattutto nei casi di deglutizione infantile) e l’ortodontista che è in questi casi il primo specialista ad intercettare la problematica ed il punto di riferimento dei genitori nel trattamento multidisciplinare alle abitudini viziate.